lunedì, novembre 30, 2009

il tarlo

Non mi ricordo quando è stato che l'ho incontrato ma è stato amore al primo isbn digitato con diffidenza e un po' di distrazione.
Ammetto di non essere una persona espansiva se si parla di racontare cosa un libro ha scatenato.

Ansia da recensione? Può darsi...
Ansia di essere banale? Può ridarsi...

martedì, novembre 24, 2009

le vite degli ALTRI

Capita, in Italia, che le persone si trovino a leggere del loro non-futuro lavorativo su un giornale, capita che il rispetto per i lavoratori sia materia di non troppo conto, capita a un amico giornalista con quasi 40 anni di esperienza di leggere che la rivista per cui lavora chiuderà.

Non dovrebbe capitare.


"Mi chiamo Nuccio Barletta, sono un giornalista professionista, sono iscritto all’Ordine Professionale dal 7 giugno del 1977. Scrivo, anzi scrivevo, per due testate della Reed Business Italia, il mensile ADV e , ogni martedì, per il quotidiano on line Pubblicità Italia Today, curavo l’allegato Web Marketing Tools. Dico scrivevo, perché come probabilmente già saprete, l’amministratore delegato del gruppo, nel corso di un’intervista, ad un giornale della concorrenza, ha annunciato la chiusura delle testate. Ora, accade sovente, che un’intervista, soprattutto quando è concessa al tramonto di un venerdì di novembre, mese tra i più mesti dell’anno, sotto l’azione di tensioni emotive determinate dalla crisi della raccolta pubblicitaria, perde i suoi connotati giornalistici e assume quelli di un transfert psicoanalitico. L’amministratore delegato della Reed Business, presumibilmente, aveva ‘somatizzato’ , non da ora, ma da tempo, l’ansia legata alla gestione delle riviste, della linea Comunicazione, perché avvertite come estranee rispetto alle tradizioni editoriali della Reed. E pensare che, al tempo della loro acquisizione, la casa editrice di via Richard 1 aveva annunciato la costituzione di un grande ‘polo’ della Comunicazione. Ieri, dunque, grandi progetti e ambiziosi programmi, oggi l’annuncio della disfatta. Ora, per carità, può anche darsi che dietro l’intervista si celi una diabolica strategia. D’altronde, in Italia, i nipotini di Machiavelli costituiscono una genia prolifica. E, al cospetto di una grande strategia, secondo voi ci si può soffermare a pensare agli aspetti umani? Ovvero, ai tanti collaboratori che, in questi anni, hanno portato avanti le riviste, alle risorse che vi hanno dedicato, superando difficoltà di ogni tipo? Ma, suvvia i collaboratori sono ‘strumenti’ – anzi il management della Reed che se ne intende direbbe ‘tools’ fa più fine ed è, diciamolo, più Reed – beni strumentali come la carta e l’inchiostro delle stampanti. Non a caso, quando hanno acquisito ADV, non ci hanno voluto conoscere, nemmeno i curriculum hanno voluto e letto. D’altronde, scusate, voi al ‘toner’ della stampante chiedete il curriculum? I beni strumentali non mangiano, non hanno figli, non pensano ( perché a pensare ci sono loro, quelli della Reed) non hanno sentimenti, non hanno dignità umana e professionale. Insomma, come nella trama di quel bellissimo film, uscito qualche tempo fa, ambientato a Berlino Est, al tempo della Cortina di Ferro: Le vite degli altri, non persone, esseri umani, ma soggetti destinatari di intromissioni dure, implacabili e disumane in ogni attimo della loro vita esistenziale ed affettiva. Poi ci sono altri aspetti, magari economici. Ad esempio, da gennaio, venivamo pagati ogni 60 giorni. E ci è andata bene, perché la proposta era di 90 giorni, come con i fornitori di cancelleria. Un’altra mossa strategica anche questa, finanza aziendale creativa. Non saprei dirvi che fine faranno le riviste ADV e Pubblicità Italia e i loro siti. So per certo che si poteva e si doveva elaborare una strategia integrata e non è stata fatta. L’on line offriva altre possibilità e sono state colpevolmente ignorate. Ma, gli errori della Reed Business sono stati minuziosamente elencati nella sacrosanta nota del Comitato di Redazione, uscita oggi 24 novembre. La mia è un’iniziativa personale, ho portato, spero, una testimonianza di verità e mi auguro di coraggio, perché il vile muore sempre due volte.

Grazie
Nuccio Barletta "

lunedì, novembre 23, 2009

cappelletti: questione di tazze



"L'avidità di tale minestra è così generale che da tutti, e massime dai preti,
si fanno delle scommesse di chi ne mangia una maggior quantità,
e si arriva da alcuni fino al numero di 400 o 500."

Così scriveva nel 1811 il prefetto di Forlì, noi l'altro giorno se ne è buttati nel brodo (rigorosamente fatto con gallina del nonno ripiena, manzo e costine di maiale) circa 230.

Il cappelletto è un'arte. Lo dice mio nonno e non ho mai trovato il modo per contraddirlo e sfido gli altri a farlo. Si può usare una comoda tazza per le dosi e giuro che si replica in maniera scientifica quel "metticene a occhio nanì' che destabilizzerebbe i più grandi amanti dei libri di cucina.

giovedì, novembre 19, 2009

VERDE | tra 490 e 570 nanometri


Mentre aspettavo un treno sparito dal tabellone delle partenze, ho letto di una ricerca fatta da Greenpeace sui leader mondiali. La ricerca ha misurato la loro propensione nel 'fare cose' che aiutino la salvezza del pianeta.

Dal 7 all'8 dicembre infatti, a Copenhagen, si terra' la CONFERENZA MONDIALE SUL CLIMA.

Obiettivo: limitare a meno di due gradi l'aumento delle temperature entro il 2020 attraverso la riduzione dei gas serra. In questa speciale classifica che soppesa le buone azioni verso il clima, Berlusconi raggiunge il podio posizionandosi sul secondo gradino tra i peggiori leader europei in fatto di lotta ai mutamenti climatici. Sembrerebbe infatti che, secondo il trattato di Kioto, nel 2012 l'Italia avrebbe dovuto diminuire le emissioni di gas serra del 6,5%. Per ora sono aumentante del 10% e stanno per essere aiutate dalla nascita di 4 nuovi impianti a carbone che emetteranno 30mln di tonnellate di CO2.

Ma andiamo oltre(confine) dove le cose in realta' non sono migliori, ma e' giusto partire sempre guardando nel proprio piatto.

Obama e Hu Jintao in uno slancio d'entusiamo (sono ironica ndr) hanno dichiaratamente espresso la loro perplessita' nei confronti della buona riuscita di questo Summit "E' irrealistico pensare a un accordo globale". Che dire? Almeno ci si provi?

Detto questo, la Cina cerca comunque di darsi un tono facendo molto sulle rinnovabili: ogni 2 ore costruisce una pala eolica. Gli USA dal canto loro ci provano, ma con un gap del 36%: soglia minima di riduzione delle emissioni secondo gli esperti -40%, soglia presente nel progetto di legge fermo al Senato -4%. Il calcolo e' facile. La Spagna di Zapatero non convince per gli scarsi aiuti finanziari ai Paesi del Sud del mondo, la Francia di Sarkozy e' criticata per la politica nucleare, il Brasile di Lula nonostante le promesse sulla riduzione dei ritmi di deforestazione non si cura di poteggere le comunita' forestali e la biodiversita', la Germania della Merkel si fa paladina di ottimi propositi ma poi finisce con firmare l'autorizzazione per la costruzione di 28 nuove centrali a carbone.

Ma non si salva nessuno? Si, qualcuno si.

L'Inghilterra di Gordon Brown risulta essere la più virtuosa della UE con i suoi 70 miliardi promessi per incentivare nuove politiche ambientali nei Paesi del Sud del mondo. Medaglia d'oro per Apisai Ielemia premier di Tuvalu, una piccola nazione minacciata dall'innalzamento delle acque del Pacifico. Con i suoi 11500 abitanti sparsi sui suoi 26 km2 di superficie e' riuscita a concentrare i maggiori sforzi per la salvezza del clima. Il pericolo tangibile di vedere Tuvalu, stato formato da 8 isole sabbiose di forma allungata e alte non più di un paio di metri sul livello del mare, sparire sotto il livello del mare ha reso queste popolazioni virtuose.

Come dire: è proprio vero che fino a che non si rischia il proprio non ci si preoccupa più di tanto.